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Con una superficie di quasi 3.500 kmq (superiore all′intera Valle d′Aosta), il Delta del Danubio è il più esteso e meglio conservato dei delta europei. Qui il mitico fiume che divide in due l′Europa sfocia nel Mar Nero dividendosi in tre rami principali, allagando un′immensa pianura alluvionale in una miriade di piccoli e grandi canali.
La porzione più ampia del delta ricade in territorio rumeno, nella regione della Dobrugia, mentre la parte settentrionale è situata oltre il confine ucraino. Anche se in alcune vaste aree la caccia è intensamente praticata (soprattutto da cacciatori provenienti dall′Europa occidentale), buona parte del delta è tutelata da un Parco Nazionale con numerose aree a protezione integrale.
Il Delta è anche tra l’elenco dei siti patrimonio dell′umanità dell’UNESCO. E’ uno dei dieci hot-spot migliori d′Europa per l′osservazione degli uccelli, ed uno di quelli in cui almeno una volta nella vita un birdwatcher deve riuscire ad andare.



La tarda primavera è certamente il periodo migliore per effettuare del birdwatching di qualità; procedendo verso l′estate diminuiscono le specie osservabili mentre aumentano esponenzialmente le zanzare ed i turisti che percorrono il delta su enormi battelli. Ottime osservazioni si possono anche fare in inverno, con l′arrivo di migliaia di oche di diverse specie ed altri uccelli acquatici. L′occasione giusta è capitata e me ed agli amici Albino Gosmar e Massimo Pettavino nel maggio 2008, successivamente ai contatti presi in precedenza con Baciu Mihai (www.chettusia.com) , guida naturalistica ed ottimo conoscitore del territorio che insieme al collega Sorin Cismaru fornisce logistica e disponibilità assolutamente ineccepibili.
Nel tardo pomeriggio del 28, dopo un paio d′ore di volo, atterriamo all′aeroporto di Bucarest dove ci aspetta Sorin e, dopo altre quattro ore di pulmino, arriviamo a Tulcea, la principale città che si affaccia direttamente sul delta. Con noi anche Renee e Peter, coppia di esperti fotonaturalisti olandesi trapiantati in Germania con cui staremo in piacevole compagnia nei successivi tre giorni di escursioni.



Dopo la prima, movimentata notte (per le zanzare che fortunatamente non incontreremo più) trascorsa sul battello che diventerà la nostra casa per due intere giornate trascorse sulle acque del delta, partiamo di buon mattino per una memorabile esplorazione all′interno del dedalo di canali. Appena lasciato il ramo principale del fiume, percorso incessantemente dai Gabbiani del Caspio in cerca di cibo, ci accoglie una rigogliosa vegetazione ripariale che delimita come un′immensa muraglia verde i due lati dei corsi d′acqua che percorriamo. Anche il birder più “navigato” ed esigente non può fare a meno di rimanere piacevolmente stupito dall′incredibile quantità di uccelli presenti: decine e decine di Sgarze ciuffetto, Mignattai, Spatole, Marangoni minori, Cormorani, Aironi rossi, Nitticore, così abbondanti da farci credere di essere stati catapultati in un angolo del Pantanal brasiliano, piuttosto che nella vecchia e bistrattata Europa! In alto, nella fascia di cielo azzurro racchiusa tra le pareti di alberi, grossi gruppi di pesanti Pellicani bianchi prendono lentamente termica; ben più rari invece i Pellicani ricci, avvistati in singoli esemplari o piccoli gruppetti.
Estremamente abbondanti anche le Ghiandaie marine: sugli alberi lungo i corsi d’acqua la loro colorata presenza, sia individui isolati che coppie, è una costante del paesaggio. Sono anche facili da avvistare i Falchi cuculo, mentre è più raro il Falco pescatore. Dove il bosco diventa più fitto, si celano alcune “chicche” appetitose per il birder: l’ Usignolo maggiore è abbondantissimo ma come sempre impossibile da avvistare; più facile è individuare il Canapino pallido orientale, così come il Picchio cenerino, sorpreso sovente in volo o posato sui tronchi. Fa strano incontrare Bigiarelle, Beccafichi e Picchi neri tra i salici, specie da noi solitamente legate all’ambiente alpino. Nei punti in cui gli alberi lasciano spazio al canneto, i canti di Tarabusi, Salciaiole, Forapaglie, Cannaiole e Cannareccioni accompagnano il lento procedere del nostro battello, mentre i Falchi di palude perlustrano gli immensi fragmiteti.



La porzione più meridionale del delta, da noi non visitata, ospita una discreta popolazione di Cannaiola di Jerdon…sarà per la prossima volta. In alcune limitate aree dedicate al pascolo, tra folti gruppi di Storni, individuiamo alcuni magnifici Storni rosei: Mihai ci racconta che in alcuni anni le periodiche “invasioni” di questa specie portano sul Delta decine di migliaia di individui. Spettacolari e suggestive le grandi distese di ninfee, quasi sempre occupate da consistenti colonie di Mignattini piombati; meno frequenti i Mignattini comuni ed i Mignattini alibianche; incontriamo anche diverse coppie di Svassi collorosso già con i giovani; anche Oca selvatica, Canapiglia, Moretta tabaccata e Moriglione si riproducono qui. Memorabile l’incontro con una Lontra osservata nuotare tranquillamente tra le ninfee; anche il Gatto selvatico può essere osservato mentre perlustra le rive boscose alla ricerca di prede.



Ma la vera “regina” del Delta è l’Aquila di mare: la popolazione nidificante è di circa una decina di coppie, ed anche se la stagione migliore per osservarla è l’inverno, periodo in cui agli individui residenti si aggiungono diverse decine di svernanti, possiamo gustarci in un paio di occasioni il maestoso volo di alcuni adulti.
Per quanto concerne la logistica, estremamente suggestivi i pranzi consumati sul battello “ancorato” ad un salice e circondati dal continuo passaggio di uccelli acquatici, mentre per le cene ed i pernottamenti abbiamo usufruito di confortevoli sistemazioni presso famiglie in piccoli paesi di pescatori.
La terza ed ultima giornata in Romania non la trascorriamo sull’acqua ma ispezionando i suggestivi ambienti del Parco Nazionale dei Monti Macin, situato poche decine di chilometri all’interno a ridosso della pianura alluvionale del Danubio.



Qui la specie-target è la Monachella dorsonero, che grazie all’esperienza di Victor Frunza che ci fa da guida, localizziamo subito: almeno due maschi ed una femmina fanno bella mostra di sé tra le rocce di una cava abbandonata, dove osserviamo anche un bel maschio di Codirossone. Decisamente più inaspettato, anche per la nostra guida, l’arrivo di un vociante maschio di Sparviere levantino che si fa vedere molto da vicino. Nell’area è presente anche la Poiana codabianca, con una coppia molto attiva di cui localizziamo la probabile parete di nidificazione.
I Monti Macin sono in realtà un comprensorio roccioso molto ridotto, ma poiché sono gli unici rilievi a ridosso della pianura, rivestono una particolare attrazione per rapaci veleggiatori e cicogne durante la migrazione autunnale; dato il periodo poco propizio noi osserviamo solamente un gruppo lontano di circa 200 Cicogne bianche; anche la Poiana delle steppe, di cui incontriamo un singolo individuo, transita a fine estate in grande quantità.



I pendii cespugliati ci offrono alcune “specialità locali” tra i Passeriformi: Cincia dalmatina, Bigia padovana e Canapino maggiore; nei coltivi semiaridi incontriamo invece Calandri, Strillozzi, Gruccioni, Culbianchi ed anche un simpatico Citello. Non va invece a buon fine il controllo ad una parete di nidificazione di Sacro: la coppia presente ha già di certo involato i giovani, ed il poco tempo a disposizione non ci consente di approfondire la ricerca….. Ce ne andiamo comunque più che soddisfatti, con una check list finale di 114 specie e nel cuore gli incantevoli spettacoli della natura del Delta del Danubio. Grazie di cuore agli amici Mihai e Sorin per la guida e l’assistenza ed a Renee e Peter per le splendide fotografie.





Garzetta Airone rosso Aquila di mare Averla piccola Colombella Cormorano Cuculo Culbianco Falco cuculo Falco pescatore Folaga

Gabbiano comune Ghiandaia marina Gruccione Marangone minore Mignattaio Mignattino piombato Mignattino Moriglione Nitticora Pellicano bianco Poiana codabianca Sgarza ciuffetto Sparviere levantino Spatola Sterna Svasso collorosso Svasso maggiore