AGRICOLTURA e AMBIENTE

Testo di Albino Gosmar


Attualmente, in Italia, l’area destinata alle pratiche agricole copre il 60% dell’intera superficie terrestre. Si evince quindi che l’agricoltura è di gran lunga il più importante fattore che influenza il paesaggio italiano.
Si può oggi affermare che la biodiversità nelle campagne è in declino in quanto le pratiche agricole con modello di agricoltura intensiva non sono ecologicamente sostenibili. Ciò si può verificare tramite una valutazione della biodiversità in relazione alle diverse pratiche agricole, ossia determinare la varietà delle forme viventi, animali e vegetali, e degli habitat presenti negli ambienti dove tali attività hanno luogo.

Da 30 anni, le popolazioni di uccelli degli ambienti agricoli sono in forte diminuzione. Specie molto comuni un tempo come l’Allodola, il Torcicollo ed il Barbagianni oggi sono sempre più rare, soprattutto nelle aree di pianura.
Questo declino si riscontra anche in numerose varietà di piante ed animali.

Importanti habitat di pianura come le zone umide ed i boschi igrofili (periodicamente allagati) sono quasi completamente scomparsi.

LA POLARIZZAZIONE CULTURALE:

Per polarizzazione colturale si intende quel processo per cui un’azienda tende a specializzarsi nella produzione di poche derrate alimentari e, nei casi estremi, arriva a praticare la monocultura.
Gli effetti di questo processo sulla varietà dell’ecomosaico sono assai deleteri e si ripercuotono sulla ricchezza dell’avifauna. Non mancano tuttavia le specie che in forza della loro plasticità ecologica traggono profitto da questa situazione, trovando il modo di proliferare sino a diventare infestanti.
In Pianura Padana tra gli anni ‘60 e ‘70 la polarizzazione colturale orientata verso la pioppicoltura e la maiscoltura intensiva ha posto la premessa per il massiccio incremento delle popolazioni di Cornacchia Grigia. E’ stata infatti dimostrata una correlazione positiva tra la densità della specie e l’estensione di questi due tipi di coltivazione (Bogliani et al. 1994).
In altri casi la polarizzazione colturale, nell’offrire ingenti risorse alimentari disponibili in aree relativamente ristrette, diventa polo di attrazione per specie di notevole interesse naturalistico come è il caso di Garzette e Nitticora, ad esempio nelle coltivazioni di riso (Fasola 1983).

LA TRASFORMAZIONE DI PRATI E PASCOLI:

Per trasformazione di prati e pascoli si intende sia la loro conversione in seminativi o colture legnose, sia la modificazione della vegetazione erbacea a mezzo di interventi quali irrigazione o concimazione.
La conversione di prati e pascoli in altre colture è un processo che si è registrato in risposta al progressivo declino della zootecnia italiana.
Tra gli uccelli che hanno subito gli effetti di questa trasformazione vi sono specie come il Gheppio (Falco tinnunculus), che necessita di un ecomosaico variegato, o specie comuni nei pascoli montani come il Culbianco (Oenanthe oenanthe), lo Stiaccino (Saxicola rubetra) e il Prispolone (Anthus trivialis).
Pascoli e prati hanno inoltre subito trasformazioni floristiche dovute all’irrigazione, alla concimazione, alla variazione delle tecniche di allevamento. Gli uccelli delle praterie non hanno tutti le medesime esigenze in termini di habitat; variare quindi la composizione floristica, l’altezza del manto erboso, la frequenza delle fienagioni o i periodi di uscita del bestiame può avere effetti deleteri. Lo dimostra il fatto che molte specie europee tipiche dei pascoli d’alta quota sono da considerare minacciate da queste innovazioni colturali.

LA MECCANIZZAZIONE AGRICOLA:

A partire dagli anni sessanta la crescita del patrimonio di mezzi meccanici a supporto del lavoro agricolo è stata imponente e ha contribuito ad automatizzare tutte le fasi colturali.
Gli effetti di questo processo sulla fauna selvatica sono stati in taluni casi distruttivi.
Sulle specie che nidificano sul terreno in prati stabili ha avuto una notevole incidenza la diffusione della falciatura con macchine che procedono a notevole velocità.
Altro fattore critico è dato dalla frequenza dei tagli. Basti pensare all’Albanella minore (Circus pygargus) che ha risentito negativamente della raccolta meccanizzata delle messi in quanto nidifica soprattutto nei campi coltivati a cereali e negli incolti. La mietitura mette a rischio il successo delle covate, perchè generalmente interviene quando ancora non è avvenuto l’involo dei piccoli.

LA CRISI DELLA ZOOTECNIA:

La zootecnia italiana è in netto declino soprattutto nel settore dell’allevamento bovino con riflessi ambientali ed agronomici che hanno contribuito a mettere in crisi uno degli animali più tipici delle campagne, ovvero la Rondine (Hirundo rustica).
Le cause del declino di questa specie per la verità sono molteplici: si tratta infatti di un animale migratore che nelle aree di transito e svernamento è esposto a insidie quali l’uso di insetticidi tossici e persistenti o la distruzione dei posatoi notturni occupati durante il volo migratorio.
I rifiuti organici prodotti dagli animali allevati garantiscono un’ampia disponibilità d’insetti nell’ambiente che circonda le aziende, perciò quando cessa l’attività zootecnica la popolazione di Rondini è destinata a declinare, anche se non in maniera brusca perché per alcuni anni gli individui più longevi tornano a nidificare nelle stalle utilizzate negli anni precedenti (Ambrosini et al. 2002).

LA SCOMPARSA DELLE BEALERE:

Oggi le balere dove fino a non tanti anni fa le nostre mamme o nonne facevano il bucato e dove noi bambini giocavamo con le barchette di carta a corrergli dietro finchè non affondavano, stanno scomparendo a vista d’occhio.
Non solo sono soffocate dal cemento e dall’asfalto ma sono intubate, canalizzate e cementificate.
I vari Consorzi Irrigui finanziati dall’Assessorato all’Agricoltura della Regione Piemonte (legge regionale 9 agosto 1999, n° 21) si sono impegnati in un programma sistematico di intubamento dei canali irrigui al fine di evitare le perdite di acqua e la pulitura stagionale dei fossi. Occorre riflettere sul fatto che l’acqua che si infiltra non va persa ma va ad alimentare le falde acquifere che ma mano, per più motivi, vanno ad abbassarsi.
L’intubamento dei ruscelli iniziato ormai da diversi anni è diventato sistematico e questo fatto ha portato alla distruzione di un ambiente tipico della nostra pianura con finanziamenti pubblici e quindi anche nostri.
Insieme alle balere spariscono anche i filari di alberi che fiancheggiano le stesse e che oltre a fornire legname avevano lo scopo di prevenire l’erosione dei bordi.
Tutto questo porta un enorme danno all’ambiente; spariscono infatti la fauna ittica, la microfauna e la ricca flora acquatica spondale, spariscono gli uccelli che trovavano rifugio e nidificazione nei filari di alberi, spariscono tanti piccoli animali legati all’acqua ed alle piante della riva (basti pensare agli anfibi ed ai piccoli crostacei di acqua dolce ormai quasi scomparsi), sparisce una fonte per abbeverarsi per tanti animali della nostra pianura.
I canali irrigui svolgono inoltre un importante ruolo di salvaguardia ambientale durante i periodi alluvionali, perché l’acqua in eccesso fuoriesce e si riversa nei campi, evitando eventi catastrofici più a valle. Con il loro interramento viene meno anche questa opportunità.




EFFETTI NOCIVI DELL’AGRICOLTURA INTENSIVA SULL’AVIFAUNA, SULL’ACQUA E SUL SUOLO.


AVIFAUNA:

- L’aumento delle superfici coltivate determina la scomparsa degli habitat vitali come le zone umide, i prati stabili e le siepi;
- L’uso dei pesticidi, concimi chimici e diserbanti avvelena direttamente gli uccelli o li priva delle risorse alimentari quali gli insetti e gli altri invertebrati;
- L’abbandono della rotazione agraria causa la scomparsa di ambienti idonei all’alimentazione e alla riproduzione di numerose specie;
- L’intensificazione delle pratiche agricole e la modifica dei tempi agronomici determina la riduzione del successo riproduttivo di molte specie.

ACQUA:

Il 60% dell’acqua di falda estratta nel Sud Europa viene utilizzata per l’irrigazione, con un ritmo di estrazione insostenibile, in quanto superiore alle capacità di ricarica delle falde. Le falde stesse presentano seri problemi di inquinamento causato dall’uso eccessivo di prodotti chimici quali diserbanti e antiparassitari.
Il drenaggio spinto e l’assenza di stoppie (residui vegetali della mietitura) nel periodo invernale determinano un aumento della velocità di scorrimento dell’acqua piovana che, sommato ad una minore capacità di assorbimento dei terreni agricoli, provoca il conferimento di ingenti quantità di acqua nei corsi d’acqua in un tempo ristretto, e comporta in alcuni casi rovinose alluvioni.

SUOLO:

La meccanizzazione, la lavorazione di terreni in forte pendenza, l’aratura precoce delle stoppie ed il pascolo eccessivo aumentano l’erosione del suolo.
La sostituzione dei concimi organici (letame) con quelli chimici causa la mineralizzazione e la salinizzazione del suolo che risulta molto più duro, compatto e poco permeabile con gravi danni di fertilità nel futuro dei terreni stessi.

Gli agricoltori ed i consumatori possono influenzare la biodiversità delle nostre campagne con i loro comportamenti e l’Unione Europea prevede degli incentivi che incoraggiano le pratiche agricole sostenibili e le azioni che migliorano l’ambiente.


COSA POSSONO FARE GLI AGRICOLTORI ?:

- Ritiro ventennale dei seminativi dalla produzione a scopi ambientali : vengono ricreate zone umide, aree prative alternate ad arbusti etc., cioè quegli ambienti che sono quasi scomparsi in seguito all’intensificazione dell’agricoltura.
- Mantenimento o ripristino di siepi, filari, stagni, muretti a secco etc.
- Ritardo del periodo degli sfalci: permette alle specie di uccelli che si riproducono al suolo di terminare con successo la riproduzione.
- Mantenimento o recupero di prati: i prati ospitano specie importanti come l’Allodola e la Quaglia.
- Mantenimento dei pascoli e degli allevamenti estensivi: l’intensificazione della zootecnia ha portato alla quasi scomparsa dei pascoli e alla concentrazione dei bovini in grandi stalle industriali. I pascoli, la presenza di bestiame all’aperto e la permanenza di stalle di dimensione modesta, favoriscono la conservazione di molte piante selvatiche, insetti, mammiferi e uccelli come l’Ortolano, il Calandro, la Totavilla e la Rondine.
- Aratura tardiva delle stoppie: il residuo della mietitura nei campi durante il periodo invernale fornisce un’importante fonte di semi e riparo, preziosi a molti uccelli nel periodo più difficile. Inoltre la vegetazione che prima dell’aratura cresce fra le stoppie ospita una ricca fauna di insetti.
- L’agricoltura biologica: è un metodo di produzione agricola che non fa uso di pesticidi e diserbanti di sintesi e utilizza come unico concime quello di tipo organico. Questo difende la coltivazione da malattie. A tal fine le aziende biologiche impiantano siepi e filari, effettuano la rotazione delle colture e diversificano la produzione.
- Set-aside: gli agricoltori che coltivano seminativi devono obbligatoriamente mettere a riposo il 10% della superficie coltivata. Tale pratica comporta notevoli benefici all’avifauna sia svernante che nidificante. A tal fine è consigliabile che sui terreni ritirati dalla produzione venga mantenuta la copertura vegetale (sia spontanea che seminata) del suolo, da controllare solamente tramite sfalci o trinciature, da effettuarsi nel periodo compreso tra il 1° agosto ed il 20 febbraio dell’anno successivo. Sono da evitare sempre l’aratura, il diserbo o la bruciatura e, durante il periodo riproduttivo dell’avifauna, gli sfalci e le trinciature.
- Pulizia dei fossi: nei fossi crescono specie erbacee, arboree e arbustive di vario tipo che sono state cacciate dai campi coltivati e sulle quali si concentra una ricca comunità di animali. Le operazioni di pulizia di fossi che non dovrebbero mai essere cementificati o sostituiti con drenaggi sotterranei, andrebbero realizzate solo con mezzi meccanici nel periodo compreso fra agosto e dicembre quando anfibi, uccelli, rettili e invertebrati non sono impegnati in attività riproduttive.

COSA POSSONO FARE CITTADINI E CONSUMATORI?:

Prima di comprare un prodotto alimentare occorrerebbe sempre chiedersi se la sua produzione ha procurato dei danni all’ambiente e cercare di scegliere:
- Frutta e verdura di stagione
- Prodotti locali: si risparmia il costo del trasporto e si favoriscono le piccole aziende agricole familiari.
- Prodotti biologici: l’impatto ambientale è minore e le aziende biologiche apportano miglioramenti all’ambiente agricolo.
- Carne da allevamenti estensivi all’aperto.


GLI STAGNI

Gli stagni, anche se di piccola estensione, sono ambienti di particolare importanza per la vita selvatica nei terreni agricoli di tutta la nostra provincia.
Piccoli stagni, pozzanghere, fontanili e laghetti sono infatti il rifugio di molte forme di vita animale e vegetale che arricchiscono la fauna e la flora della campagna recando il più delle volte innumerevoli benefici agli agricoltori.
L’agricoltura industrializzata ha fatto scempio, oltre al resto, anche dei piccoli ambienti acquatici abitati dagli insetti, dai pesci, dagli anfibi, dai rettili, dagli uccelli provocando l’ulteriore riduzione della biodiversità degli ecosistemi campestri.
L’uomo può ripristinare con poca fatica e molta soddisfazione le condizioni necessarie al ciclo vitale delle specie acquatiche traendone vantaggiosi benefici.
La vita selvatica si accontenta anche di spazi ridotti.
Come è mostrato nella tabella sottostante, molti organismi, anche appariscenti, sono di esigenze modeste.

SUPERFICIEVOLUME D’ACQUASPECIE OSPITI
1 mq 0,1 mc (= 100 lt) ditisci, girini, libellule.
10 mq 5 mc (= 5.000 lt) anfibi, natrici, piccoli pesci, invertebrati.
50 mq 25 mc (= 25.000 lt) anfibi, natrici, testuggini, pesci, invertebrati, piccoli uccelli
100 mq 100 mc (= 50.000 lt) altri uccelli



Realizzare uno stagno non richiede tecniche particolari e materiali dispendiosi, ma solo un po’ di buona volontà ed il rispetto di alcune regole, prima fra tutte quella di assecondare la vocazione naturale del territorio e non tentare, ad esempio, di fare uno stagno in un ambiente desertico.
Alcuni luoghi comuni devono essere sfatati, primo fra tutti quello che le acque di uno stagno tendono a “imputridire” e a dare cattivo odore.
Un bacino ben illuminato dal sole, in cui la componente vegetale sia ben rappresentata, funziona come un ecosistema in miniatura ed è dotato di ottime capacità di autodepurazione.
Per realizzare uno stagno piacevole e ricco di vita bisogna sistemare le piante con cura e con fantasia creando ciuffi di essenze diverse, macchie di vegetazione e zone più nude.
Questa disposizione ha valore non solo estetico, ma anche ecologico: in questo modo aumenta la varietà delle condizioni ambientali a disposizione della fauna.
Molti animali arriveranno spontaneamente, altri dovranno essere immessi rispettando le specie autoctone.
E’ buona regola, comunque, riversare nello stagno qualche secchio di fango prelevato da un bacino già esistente, non inquinato, per essere certi di introdurre microrganismi, larve e uova essenziali per la formazione di una completa catena alimentare.
Damigelle, libellule, ditisci, girini, notonette giungono spontaneamente in uno stagno perché hanno notevoli capacità di colonizzazione.
Al contrario alcuni erbivori e plantofagi come la carpa, la tinca, le alborelle ed altri controllano lo sviluppo della vegetazione e non danneggiano le altre forme di vita.

Principali specie vegetali da utilizzare per bacini artificiali d’acqua dolce
Piante acquatiche con radici che crescono nel fondale e fusti che emergono. Possono vegetare da condizioni di parziale immersione (fino al 50% dell’altezza massima) a condizioni di totale emersione purché il terreno sia sempre molto umido. Alcune (Phragmites) sono asviluppo rapido e infestante:
Cannuccia (Phragmites communis)
Tifa o mazzasorda (Typha spp.)
Iris giallo (Iris pseudacorus)
Salcerella (Lythrum salicaria)
Canapa d’acqua (Eupatorium cannabinum)
Calamo (Acorus calamus)
Sagittaria (Sagittaria sagittifolia)
Giunchi (Juncus spp.)
Carici (Carex spp.)
Scirpi (Scirpus spp.)
Piante acquatiche con radici che crescono nel fondale e foglie galleggianti:
Ninfea (Nymphaea alba)
Nannufaro (Nuphar luteum)
Ranuncolo d’acqua (Ranunculus aquatilis)
Patamogeto (Patamogeton spp.)
Piante acquatiche con radici libere in acqua e foglie galleggianti:
Lenticchia (Lemna spp.)
Salvinia (Salvinia natans)
Piante acquatiche sempre sommerse, con radici che crescono nel fondale
Miriofillo (Myriophillum spp.)
Vallisneria (Vallisneria)

ZATTERE

Per favorire la sosta e la nidificazione degli uccelli acquatici, sono utili delle zattere galleggianti ancorate ad una certa distanza dalla riva con l’uso di zavorre o pali, che consentano alla zattera di seguire le variazioni di livello del bacino ma impediscano il suo libero fluttuare nello stagno.
Le zattere sono particolarmente importanti nei bacini con acque profonde, privi di isolotti e con rive ripide o coperte dalla vegetazione.
Possono essere realizzate con tavolati in legno (vanno bene anche i pallet) sotto i quali devono essere sistemate, ben sigillate, delle taniche in plastica della capacità di 20 litri.
Le zattere possono essere realizzate anche con un telaio di tubi in pvc saldati del diametro di 10-15 cm o più e ricoperto con un tavolato in legno.
Sopra al tavolato si può sistemare terriccio, sabbia, ghiaia fine o si può semplicemente lasciare il legno a vista, supporto adatto per tutti gli uccelli acquatici.
Alcune accortezze generali da seguire:
- Le zattere devono galleggiare alla perfezione con il ponte a 5-6 cm sopra la superficie dell’acqua. Questi livelli devono essere verificati nelle condizioni peggiori (legno del tavolato e della struttura inzuppato d’acqua, terreno di copertura bagnato);
- Devono rimanere in posizione, oscillando intorno alla catena o ai pali di ancoraggio;
- Devono essere stabili (non devono beccheggiare quando tira vento o oscillare vistosamente);
- Devono essere facilmente accessibili per gli animali che nuotano. Gli anatroccoli e i pulcini di folaghe ed oche per salire sul piano asciutto hanno bisogno di una rampa di accesso in legno, dolcemente inclinata, fissata ad un lato della zattera fino a scendere sotto la superficie dell’acqua;
- Devono inserirsi armoniosamente nell’ambiente, ricorrendo a ciuffi di piante acquatiche ma senza esagerare: a molti uccelli piace avere spazio intorno al nido e sfruttare punti di appoggio puliti, aperti e asciutti.


BIBLIOGRAFIA

- Manuale dell’agricoltore e del naturalista di Francesco Petretti; Ed. Ed agricole
- Bilogia Ambientale Gli Uccelli come bioindicatori negli ambienti coltivati di G. Camerini e R. Groppali , 3/2006
- Agricoltura e biodiversità; Lega Italiana Protezione Uccelli
- Importanza, cura e protezione delle SIEPI; Lega Italiana Protezione Uccelli
- Prati; testi di GiordanoAngle e FrancoMarchesi - WWF